È stato un evento memorabile. La Marcia del centenario, che si è snodata attraverso i rioni di Avezzano, nella notte del 26 aprile, rischiarata ed arrossata dai tradizionali “focaracci” in onore della Madonna di Pietraquaria, ha registrato una partecipazione di popolo che raramente si ha occasione di incontrare in una cittadina in cui molto spesso le ansie private prevalgono sui sentimenti comuni. Una partecipazione, un esser partecipi, che porta in sé una voglia di conquista di identità attraverso momenti in cui memoria del passato, coscienza del presente e visione del futuro si tengono insieme, fanno cemento.
Forse due sono stati i momenti più suggestivi e significativi della manifestazione: il percorso della via Crucis in salita, effettuato da Tom Perry, l'alpinista scalzo, a piedi nudi reggendo la fiaccola simbolica della Marcia da consegnare a Padre Orante, priore dei Frati minori cappuccini che reggono il santuario, per l'accensione – questo è l'altro momento meraviglioso e rilevante – per la prima volta nella storia, di un “focaraccio” proprio nel piazzale antistante il santuario.
E allora che la Corsa dei fuochi venga istituzionalizzata, magari collegata ad un palio, un premio (in origine era un drappo riccamente intessuto o ricamato o dipinto) che, come da tradizione italiana, dal Medioevo, passando per il Rinascimento, è giunto fino a noi, ed è assegnato al vincitore di una gara in occasione di determinate feste religiose. Per cui il palio della Corsa dei fuochi potrebbe chiamarsi “Palio della Madonna di Pietraquaria” e potrebbe tenersi annulamente il 26 di aprile.
Avezzano ha bisogno di momenti in cui riscoprire le proprie origini e nei quali difendersi dalle forze che vorrebbero la dissipazione della sua identità.
Ci aspettiamo che l'amministrazione comunale faccia la sua parte.